venerdì 28 giugno 2013

LA TORTA ALL'ANANAS (RICETTA BIMBY / AMC)

“La mia nonna era ghiotta di ananassi.
Cercava sempre di farmeli assaggiare.
Ma io, no!, proprio non ne volevo sapere.
Finché, un giorno, mi decisi a provarne il sapore.
E mi resi conto di quanto tempo avevo perso…
… e quanti ananassi!”.

Non sono impazzita: questa, più o meno, era una filastrocca riportata sul mio libro di lettura delle elementari.
Sembra sciocca, ma contiene una grande verità…

La TORTA DI ANANAS (pardon, di ANANASSI!) è un dolce che preparavo tanti anni fa: lo cuocevo nelle mie prime pentole AMC.

Il risultato era una base soffice soffice, quasi “vaporosa”. 

Oggi, l’ho riprovata con impasto Bimby, cottura tradizionale e impregnazione della pasta con il succo di ananas: direi proprio che mi piace moltissimo…


QUALI SONO GLI INGREDIENTI?
 3 uova
150 gr. di zucchero
125 gr. di burro a temperatura ambiente
100 gr. di farina 00
75 gr. di amido di mais
1 bustina di lievito in polvere
un pizzico di sale
500 gr. di ananas sciroppate (peso sgocciolato)
100 gr. di ciliegie sciroppate (a piacere)
 COME SI PREPARA? 

  1. Preriscaldate il forno (ventilato) a 180°C.
  2. Mettete nel boccale tutti gli ingredienti eccetto il lievito e la frutta: 3 minuti a velocità 5.
  3. Aggiungete il lievito e frullate 10 secondi a velocità 6.
  4. Sul fondo di una teglia da 24 cm. (coperto di carta forno) disponete le fette di ananas (ed eventualmente, le ciliegie sciroppate) cercando di chiudere tutti gli spazi.
  5. Versate l’impasto sulle frutta.
  6. Cuocete per circa 45 minuti.
  7. Potete impregnarla con lo sciroppo di ananas: a mio parere, è migliore! 

SODDISFAZIONE ***
PAZIENZA *
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lunedì 24 giugno 2013

LA TABELLA DI CONVERSIONE VOLUME - PESO ... IN VERSIONE BIGNAMI


Ormai mi conoscete e sapete quanto sono maniacale. 

Naturalmente, una come me non può accettare una ricetta in cui si parli approssimativamente di cucchiai, bicchieri, tazze... 

Così, mi sono data da fare: ho raccolto in un super-riassunto questi valori a mio parere "imprecisi", facendo una selezione tra quelli che più frequentemente vengono utilizzati nei libri di cucina.
E ne ho riportato "a latere" il peso.

Purtroppo, non esiste modo di convertire il famigerato "q.b."... 






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martedì 18 giugno 2013

MAIL APERTA A DANIEL GLATTAUER, AUTORE DI "LE HO MAI PARLATO DEL VENTO DEL NORD" E DE "LA SETTIMA ONDA"















Caro Daniel Glattauer,


Posso scriverti una mail?
Lo so, dopo aver pubblicato i tuoi due romanzi informatico-epistolari, forse non aprirai nemmeno più il tuo account: per questo, ho deciso di "inviartela" direttamente dal mio blog.

Confesso: non ti conoscevo, prima che la mia amica Patrizia mi regalasse i tuoi due libri.

E sono rimasta un po' male, quando li ha definiti "anche un po' romantici": temevo che lei, di me, pensasse che sono una donnetta da Liala o Collezione Harmony.

Proprio Pat, che mi conosce forse più di chiunque altro!

Mi è bastata solo qualche pagina, per ricredermi su questo.

OK, i tuoi romanzi non saranno la Divina Commedia.

Ma hanno un ritmo incalzante, un buon approfondimento psicologico, originalità.

Lo dimostra il fatto che, una volta iniziati, tutto il mio tempo libero è stato fagocitato dalla loro lettura.

Devo ammettere che ho trovato il primo molto più raffinato e coinvolgente rispetto al secondo: cosa, del resto, assolutamente da prevedere…

Carissimo Daniel, permettimi di imitare gli elenchi numerati della tua Emmi, per definire ciò che, dei tuoi romanzi, mi ha maggiormente colpita.

Incominciamo dai particolari negativi, tanto sono pochini (e, a mio parere, richiesti dall’editore):

1) Il finale del secondo romanzo: decisamente scontato, forse anche un po' "demagogico". Non consono con l'originalità della tua opera.

2) Il dialogo che, approssimativamente, riporto di seguito:
Domanda di lui "Divorzieresti?".
Risposta di lei "No...".
Sconcerto da parte di lui.
E lei "...ho già divorziato".


Sono invece molte le caratteristiche che mi hanno colpita favorevolmente:

1) La casualità: il modo in cui fai "incrociare" Emmi e Leo sul web, come li fai "litigare" prima di far loro stringere un'amicizia destinata a divenire qualcosa di più.
A una coppia di miei pazienti è accaduto qualcosa di simile, via sms.
Ora sono felicemente sposati.

2) La "femminilità": la tua capacità di rendere in modo così credibile la figura di Emma.
Giuro, ho persino pensato che tu fossi una scrittrice nascosta sotto uno pseudonimo maschile.
Ho cercato in Internet se per caso sei gay.
Io, per la categoria, ho la massima stima e rispetto: e ho sempre ritenuto che le persone che la costituiscono raccolgano il meglio di entrambi i sessi.
Purtroppo, non ho trovato notizie al riguardo.
(Complimenti, comunque, anche alla traduttrice: chissà, forse la sensibilità al femminile dipende da lei).

3) La genialità: ovvero l'uso della mail.
Questa tua scelta ha reso la prosa estremamente fluida e accattivante.

4) Il passare del tempo scandito dalle introduzioni alle singole lettere: sì, devo dire che hai utilizzato un modo intrigante e non invadente, per definirne la successione.

5) L’uso del "lei" tra i due "amici di penna" fino quasi al termine del primo libro.
Un "lei" che, pur restando tale, si trasforma gradatamente in  un "tu".
Anzi, forse in qualcosa di più profondo.

6) La relazione a distanza.: solo chi le ha provate, queste storie d'amore, può comprenderne intensità e coinvolgimento.
E’ forse successo anche a te?

7) La raffinatezza: niente scene scabrose.
Hai riportato solo i commenti epistolari, neanche tanto piccanti, circa gli incontri di Emmi e Leo.

8) L'approccio psicologico ai due protagonisti: tra le righe, e dalle righe, ne fai affiorare poco a poco il ritratto, costruito anche con esclamazioni, punteggiatura, maiuscole e/o minuscole.
A mio modesto parere, un gioiellino di stile (attuale).


Concludendo, se un amico me lo chiedesse, gli consiglierei senz’altro i tuoi "Le ho mai raccontato del vento del nord" e "La settima onda".

Avvisandolo che:

1) Una volta iniziata la lettura, non potrà interromperla fino alla fine.

2) Dopo aver letto i tuoi romanzi, scrivere una mail assumerà per lui un significato assolutamente diverso da quello che ha avuto finora.

E, se potessi rivolgermi a te di persona, caro Daniel, ti ringrazierei per le piacevoli ore di  lettura.

Ma ti sarei grata soprattutto per quello “Scrivere è baciare con la mente” che ci hai regalato a pagina 78 del primo libro.

Forse la migliore definizione a proposito, a memoria d’uomo.

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domenica 9 giugno 2013

GLI STAMPINI IN SILICONE, LA NOSTALGIA E I DOLCETTI PORTAFORTUNA PER IL SAGGIO DI TEATRO

Emozionata come se, sul palco, ci dovessi salire io.

Combattuta tra il desiderio di evitare il micidiale stress
pre-rappresentazione e la struggente nostalgia dello stesso.

E così, per rilassarmi, domenica mattina ho inaugurato i miei nuovissimi stampini in silicone per preparare dei dolcetti portafortuna: da portare ai miei amici di scuola di teatro, dai quali proprio non so stare lontana, per “tenerli su” in previsione del saggio di fine anno.

Ma… temo di aver tralasciato qualche puntata.
Ricomincio da capo.

Gennaio 2013: stroncata dalla stanchezza da trasloco (ricordate? … cambio di sede della Basile giocattoli s.r.l.), smetto temporaneamente di frequentare il bellissimo corso di teatro di Michela Ottolini.

Superato il primo periodo di riposo assoluto (si fa per dire…), già a metà febbraio ricomincia la nostalgia. Tutti i martedì sera una tragedia: “Che faccio? Vado o rimango a casa?”.

Tira e molla, molla e tira, arriviamo alla fine di maggio.

Domenica 2 giugno ci saranno prova generale e rappresentazione del “Don Giovanni ritorna dalla guerra” di Ödön von Horváth.

Voglio andare a trovare i ragazzi.
Voglio portar loro un dolcetto.

Qualche giorno prima, un carissimo paziente mi regala degli splendidi stampini in silicone.
Sono prodotti “100% made in Italy”, bellissimi, qualitativamente superiori alla media.
Ne sono così entusiasta, che, per tutta la notte, sogno di sfornare dolci. Neanche fosse la vigilia di Santa Lucia.

E li sforno veramente, questi dolci, nelle ore precedenti lo spettacolo, per cucinare i pasticcini portafortuna per gli attori.
Pasticcini che inserisco nei pirottini rosa, perché, quelli viola, a teatro, portano male…

Ecco fatto, è tutto pronto per la prova generale: palcoscenico, sipario, costumi e… dolcetti.

La tensione è tangibile.
Contagia anche me.

I ragazzi sono meravigliosi.
Mi ringraziano per il sostegno.
Io ringrazio loro per l’affetto.

Dopo sei ore di prove e preparativi, incomincia lo spettacolo vero e proprio: ed è assolutamente superiore alle più rosee attese.

Coinvolgente il testo, splendida l’idea delle grandi tende azzurre a dividere il palco, belle le musiche e le luci.

Grandi, maestra e attori.

Batte forte, il cuore di Don Giovanni.
Batte forte, il cuore degli spettatori.

Batte, fortissimo, il mio cuore.


I DOLCETTI PORTAFORTUNA (RICETTA BIMBY):

QUALI SONO GLI INGREDIENTI?

200 gr. di farina 00
50 gr. di frumina
250 gr. di zucchero
100 gr. di burro
3 uova
15 gr. di cacao amaro
sale
latte
una punta di vaniglia naturale
1 bustina di lievito vanigliato
zucchero a velo per decorare
N.B.: Sono necessari 12 stampini di silicone.

COME SI PREPARANO?

1. PRERISCALDATE il forno a 160°C.
2. Mettete nel robot ZUCCHERO + BURRO + UOVA + VANIGLIA.
3. Frullate 60 secondi a velocità 6.
4. Aggiungete FARINA + FRUMINA + SALE + LATTE.
5. Frullate per altri 60 secondi a velocità 6.
6. Unite il LIEVITO VANIGLIATO.
7. Frullate per 10 secondi a velocità 4.
8. Aiutandovi con un piccolo mestolo o con un sac a poche, distribuite metà dell'impasto negli STAMPINI.
9. Aggiungete il CACAO al rimanente impasto.
10. Frullate 8 secondi, velocità 4.
11. Distribuite l'impasto scuro negli stampini, riempiendoli per 2/3.
12. CUOCETE per circa 30-35 minuti.
13. Fate RAFFREDDARE negli stampini di silicone prima di sformare.
14. Spolverizzate con ZUCCHERO a VELO.

SODDISFAZIONE ***
PAZIENZA ***

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mercoledì 5 giugno 2013

PATATE, CIPOLLOTTI DI TROPEA E POMODORINI AL FORNO

Un piatto simile, lo cucinava la nonna Carolina.
Non si trattava di una tradizione di famiglia: la ricetta le era stata stata trasmessa dallo zio Renato (marito di sua cugina Rosetta), che aveva origini meridionali.

Giuro, ne avevo proprio dimenticato il sapore.
Fino a qualche giorno fa, quando ho trovato in Internet un post che me l’ha ricordato.
E così, in tempo quasi reale, ho utilizzato ciò che avevo in casa per tentare di riprodurlo.

Con i conseguenti complimenti della mia metà, che, dopo aver spolverato tutto il contenuto della teglia, stava anche per mangiarmi sotto il naso la porzioncina che avevo messo da parte per le fotografie…



QUALI SONO GLI INGREDIENTI?

1 kg. di patate
500 gr. di cipollotti di Tropea
1 vasetto da 180 gr. di pomodorini semisecchi sott’olio (io uso i “Sicilia, bella mia”, che acquisto all’Esselunga)
olio extra vergine di oliva
sale
pepe
origano (facoltativo)


COME SI PREPARANO?

Preriscaldate il forno a 200°C (statico).

Pulite, lavate, asciugate le patate. Tagliatele a fette di circa 1 cm.

Pulite i cipollotti, tagliateli a rondelle dello stesso spessore.

Sgocciolate i pomodorini.

Oliate una teglia antiaderente piuttosto grande.

Ungete leggermente entrambi i lati delle fette di patata e cipollotto.

Sul fondo della teglia, fate uno strato di patate, sovrapponendole leggermente. Salatele.

Distribuite i cipollotti e successivamente, i pomodorini (attenzione! Per evitare che la pelle annerisca, mettete i mezzi pomodorini con la parte tagliata verso l’alto). Salate, pepate e, a piacere, spargete un po’ di origano.

Infornate e lasciate cuocere per circa un’ora (come già detto, a forno statico).

Trascorso questo tempo, attivate la ventilazione e cuocete ancora per circa 30 minuti.

SODDISFAZIONE *****
PAZIENZA ***

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sabato 1 giugno 2013

IL LATO AMARO DELLO ZUCCHERO


"Il cibo dolce è come una droga” è un articolo comparso sul sito “Obesità.it”.
L’argomento è molto importante anche dal punto di vista odontoiatrico. 

È stata pubblicata un’interessante e curiosa revisione per approfondire la validità dell'analogia tra la dipendenza da droghe e la dipendenza da cibi, specie dolciumi. 

Gli autori (Université de Bordeaux CNRS, Institut des Maladies Neurodégénératives, Bordeaux, France) intendevano analizzare i risultati di alcune evidenze della letteratura, che dimostrano che lo zucchero e il gusto dolce, possono indurre compensazione e desiderio paragonabili, in grandezza, a quelli indotti dalla dipendenza da droghe.  

Nonostante questa evidenza sia limitata dalla difficoltà intrinseca di confronto fra diversi tipi di cibi compensatori e le esperienze psicologiche negli esseri umani, è tuttavia supportata da una recente ricerca sperimentale nei ratti di laboratorio. Nel complesso, questa ricerca ha rivelato che lo zucchero e un cibo compensatorio molto zuccherino, non solo possono sostituirsi alla dipendenza da droghe, come la cocaina, ma mangiare un cibo molto dolce potrebbe essere ancora più gratificante e attraente.  

Ovvero, a livello neurobiologico, i substrati neurali che sottendono i circuiti di godimento del cibo dolce, sembrano essere più resistenti ai guasti funzionali, rispetto a quelli della dipendenza da cocaina. E questo potrebbe spiegare perché molte persone possono avere difficoltà a controllare il consumo di alimenti molto zuccherini, specie quando sono continuamente sollecitati dalla disponibilità di questi cibi. 

Due riflessioni pratiche: eliminare i dolciumi dalla portata di chi ha bisogno di perdere peso o ha controindicazioni a mangiarne (obesi, diabetici), magari proponendo in abbondanza frutta e verdura dal gusto più dolce possibile, sempre con molta attenzione agli apporti calorici.
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Fonte:
Curr Opin Clin Nutr Metab Care. 2013 May 27. [Epub ahead of print]
Sugar addiction: pushing the drug-sugar analogy to the limit.

Foto dal web.