mercoledì 20 agosto 2014

A CASA DI DUSKA

Non potevi che amare il bello, Duska, vivendo in un luogo come questo.

La bellezza ti accoglie appena varcato il cancello: gli ordinati filari di viti, le morbide colline tutto intorno.
Perfino il capanno degli attrezzi è adornato da colonne doriche.

La villa è immersa nella vegetazione.
I portoncini, tutti chiusi, sono verdazzurri.

Uno di essi è nascosto sotto il porticato dove, un tempo, veniva pigiata l'uva.
Quattro gradini, e si entrava nella casa della domestica.
La casa delle tre finestre.

C'è un mascherone che, di profilo, sbuca ghignando da una parete.
Un ricciolo gigante sostiene l'arco adiacente.

E poi due stemmi di famiglia: entrambi, tra i simboli, portano una torre.

In mezzo alle canne di bambù, fa capolino un pozzo.
Quasi invisibile, la serra: un'edicola in ferro battuto.

Decori di legno scuro percorrono il tetto.
Un motivo floreale introduce alla stalla.

L'esterno della torretta in cui dipingevi è affrescato con ghirigori blu.
Come doveva essere luminoso, quello studio!

Chissà di quante altre meraviglie avremmo potuto godere, se ci fossimo soffermati ancora un poco nella tua casa...

La piccola cappella, per esempio, con la sua silenziosa campana.
C'è uno splendido, antichissimo affresco, sopra l'altare.

L'ultima bellezza ad averti salutata, Duska, prima che tu te ne andassi.


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