sabato 13 aprile 2013

"OMAGGIO A CARLO GORNI": UN'ENTUSIASMANTE ESPERIENZA

Se avessi anche solo lontanamente immaginato quanta genialità c'era dietro il logo del mio studio, giuro, non mi sarei mai lasciata sfuggire l'occasione di conoscere personalmente Carlo Gorni.
E stamattina, visitando la mostra dedicata all'artista, ho toccato con mano le emozioni che ho perduto a far passare tanto tempo...

Non è molto che Carlo ci ha lasciati.
Ma oggi, al vernissage, era più che mai presente tra proprie opere.
E nello sguardo giustamente orgoglioso di Roberto e Laura, i nipoti/curatori dell'allestimento.

Ripartiamo dall'inizio: qualche anno fa, ho chiesto un logo per il mio studio alla mia carissima cugina Laura Albertini (che, tra l'altro, è anche l'architetto artefice di tutti gli spazi in cui vivo).
Naturalmente, avevo le mie solite pretese: innanzitutto, che usasse come base il quadro che ogni mio paziente conosce, quello appeso alla reception.
Laura ha passato la patata bollente allo zio del proprio marito.

Allora, io non sapevo ancora quanto importante fosse l'anziano grafico che, utilizzando matite azzurre e nere, aveva elaborato quello che è e rimarrà per sempre il mio simbolo.
A dirla tutta, non l'ho saputo fino a questa mattina: e potete immaginare con quale stupore ho scoperto che "lo zio", a Verona, ha progettato quasi tutti i loghi più significativi. 


Ma non è tutto: Carlo Gorni era un artista meravigliosamente eclettico.
Tanto da spaziare, con le sue opere, dalla caricatura all'architettura, dal biglietto di auguri alla ricostruzione 3D di edifici, dal manifesto alla scultura...

Ed è proprio la scultura quella che mi ha colpita dentro.
Quella scultura fatta con un materiale "povero" (striscioline di cartone ingegnosamente assemblate), ma "ricchissima".
Di sintesi.
E di energia.

Perfetta è la scelta del ciclista come icona della manifestazione: i nastri che si distaccano dalle spalle sotto il soffio del vento, le incisioni circolari sulle ruote a dare l'effetto della velocità, i muscoli dei polpacci evidenziati da esse di cartone.

E che dire delle sculture "futuriste", della convergenza degli elementi in Sinergia?
Dell'essenzialità della Pattuglia acrobatica?
O delle mani contratte del Cristo senza croce di INRI?

Alla fine, Andrea e io siamo usciti dalla sala Birolli, sede dell'evento, entusiasti come bambini.

Anche per questo, mi permetto di consigliarvi di visitare questa mostra.

Sobria. Raffinata. Coinvolgente.
Proprio come doveva essere Carlo Gorni.